martedì 19 febbraio 2013

LA SCATOLA CINESE - II

C'è congestione e congestione. La mia è indigestione. Maturata nell'arco di anni 15.
Eccetto brevi e illuminati momenti di distacco dal pendolo del coinvolgimento terreno, ecco, possiamo ben dire che, attualmente, mi sono davvero incrinata verso una tormentata scelta di riluttanza esistenziale. Ma quale amore. Quale. E dove. Dove, e sopratutto dovè? Dove sta?
Centroavanti attaccante di prima linea, io denuncio tutti i religiosi di questa terra, tutti quanti, tutti insieme, tutti quelli cha fanno capo al Papa, leader del settore, io, da libera professionista del pensiero liberal chic antireligioso, io, li manderei tutti in Siberia ...Tutti. Tutti e per primo il Papa.
PAUSA
in Siberia forse nò, in Siberia c'è vita, ci sono le renne, c'è movimento vitale, e si rischia, si rischia appunto, che la contaminazione religiosa arrivi perfino lì, e io, diciamolo chiaramente, io non mi voglio trovare delle renne  vestite da cardinali che girano con l'incenso.
PAUSA
In Antartide.
Sì, in Antartide.
Il Papa. In Antartide.
PAUSA
Lì, da solo.
Solo?
Solo. e I suoi schiavi?
Insieme a lui. Nudo. Insieme a loro. Tutti nudi. Tutti nudi insieme al Papa. Nudo. Tutti nudi in Antartide.
Sai che freddo.
PAUSA
C'è congestione e congestione. La mia è indigestione.
Ma mica tutti i religiosi sono così ... mi sono sentita dire. Ah si? Rispondo io. Non sono così? E allora presentatemeli. Io l'unica religiosa che conosco fuori dalla norma è la fata di cenerentola. Lei sì. Lei sì. Religiosa e dalla parte del popolo. Religiosa e dalla parte di chi sta peggio.
Chi ha ascoltato le lacrime di Cenerentola? Qualche patriarca della religione cattolica? Qualche Padre illuminato cristiano? Sai Baba? Sua divina maestà davampatri davarutra davaahni? Il Papa?
No. Soltanto una persona. La fata turchina.  E non aveva bisogno di rosari e pratiche di fustigazioni e promesse e fioretti. A lei è bastato dire quelle due parole. Bidibi bodibi bu.
E questo è quanto.
PAUSA
Mi viene voglia di levarmi anche le mutande.
E dimenticarmi tutte le preghiere.

lunedì 18 febbraio 2013

LA SCATOLA CINESE

Mi chiamo Filippo. Sono un artista. Faccio le scatole cinesi. Che non sono le matrioske.
Resisto fino all'ultima ora del mio giorno, perchè non credo che quell'ora possa essere una meteora, ma un'altra ora da aggiungere al mio lavoro. Mi costruisco pezzi di mobili gemiti. Significa che ogni gemito cresce dentro il mio corpo e mi strazia così tanto che alle volte mi piacerebbe cambiare mestiere. Ma poi, mi dico, che mi metto a fare? Pretty little girl. Ecco cosa mi piacerebbe trovare, una graziosa gentile compagna. Un giorno forse arriverà anche lei insieme alla costruzione della scatola.
Mi pervade una certa malinconia per dei tempi che a dirla tutta, nemmeno ricordo quali fossero. E allora, mi dico, ma quale nostalgia hai? Non lo so.
Mi pervade un certo languorino, e mi piacerebbe che qualcuno bussasse alla mia porta e mi dicesse, ti ho fatto le tagliatelle.
La mia vita corre a tempo di percezioni interiori. Così ogni scatola cinese che inizio a costruire, si rallenta oppure si costruisce in soli tre giorni. Non è vero che i capolavori si fanno con il sudore e la fatica. Io faccio un capolavoro dietro l'altro, e alcuni di loro, li ho composti solo in una notte. Perchè la natura ha il suo corso. Non trova inciampi. E se la natura non li trova, perchè, io, che sono fratello di uno che sia chiamava Adamo e andava in giro con una foglia, ribadisco, perchè io dovrei averne?
Mi assaporo da solo delle volte. In attesa di un raggio di splendido sole che decida di venire a trovarmi.
Io non ho difficoltà a incontrare donne. E nemmeno uomini.
Non ho difficoltà a spogliarmi nudo.
Non ho difficoltà a fare l'amore con qualcuno che conosco appena.
Però, nonostante questo, il mio assaporarmi mi piace molto.
La vita di un idraulico è sicuramente più facile della mia. Sarà anche più felice? La vita di un musicista magari è più felice anche. Forse. Aspettare un'ispirazione. Aspettare. Detta tutta, pure io aspetto in continuazione. Oltre ad aspettare mia madre che mi porta del cibo, la metro verde, il tram numero 31, ogni gino pilo tino che risponde al servizio clienti della tre, la pizza express quando non viene mia madre, la mia fidanzata ideale, il mio venire, la mia trasmissione preferita su canale 85, l'acqua che bolle, perchè ogni tanto cucino, pasta in bianco, per depurarmi, l'effetto del lassativo prima che esca a fare due passi, la notizia della morte improvvisa di tutto il parlamento, ma forse per quello dovrò aspettare altre vite, la risata della barista sotto casa quando le dico che assomiglia alle donne di Fellini ( e crede che sia un complimento), la giornata senza macchine per usare una volta all'anno la bicicletta che ho rubato un anno prima, proprio durante la stessa giornata (senza macchine) ... e oltre a tutto questo, io, devo aspettare che mi arrivi l'idea giusta. L'ispirazione. La mia scatola cinese che mi renderà un uomo migliore. Sì, migliore, forse più ricco, più ricco perchè qualcuno finalmente ha deciso di comprarsela. Una scatola cinese. Qualcuno ha deciso di portarsela a casa. Qualcuno ha deciso di fare un investimento a mio favore. A favore della mia scatola cinese. Cazzo. Un investimento per l'arte. Ma solo la mia. Non me ne frega un cazzo delle arti degli altri. Che me ne frega. Sono tutti dei pezzenti. Che me frega. La mia scatola cinese mi renderà un uomo migliore. L'uomo che me la comprerà sarà artefice di avere reso la mia vita migliore. Viaggerò senza biglietto su un treno per Sanremo, che bello, correrò per i viali fiorirti e canterò della felicità, ma sì per Dio, che ci vuole, è una piccola, scatoletta cinese, scatoletta piccola, cinese, scatola piccola cinese, lei la cinese - scatola - lei ....
Adesso mi tolgo i pantaloni.
E mi metto in mutande.
E vaffanculo.