C'era un volta un genio di colore
azzurro. Era azzurro in ogni parte del corpo. Era azzurro nei
capelli. Era azzurro dalla punta del naso al pollice. Era azzurro di
occhi. Era azzurro di orecchi. Era azzurra anche la lingua. Ed erano
azzurri anche i denti.
Si mescolava nel mondo facilmente,
perchè si confondeva con il cielo. E so poteva addirittura
nascondere tra le nuvole quando faceva brutto tempo.
Un genio azzurro.
C'era una volta un bambino. Un bel
bambino. Un bambino che aveva già iniziato a sognare dentro la
pancia della sua mamma. Sognava di vedere presto il cielo. Anche se
non sapeva che quella cosa che voleva vedere si chiamasse cielo.
Sognava di vedere tante nuvole bianche. Anche se non sapeva che
quelle cose che vedeva si chiamassero nuvole. Sognava delle porte che
si sarebbero aperte, sognava di tanti sorrisi, sognava della pioggia,
sognava di parole strane, sognava degli echi, sognava dei nani al di
sopra delle montagne che gridavano AHHHHHHHHHHHHH e dopo un po' di
silenzio risentivano la loro voce, sognava così tanto che non rese
nemmeno conto di essere venuto dentro il mondo che sognava.
La prima parola del bambino era stata
ciao! E non faceva altro che dire quella parola, ciao ciao, ciao
ciao, ciao ciao! La ripeteva in continuazione, ciao ciao, voleva la
pappa e diceva, ciao ciao, si svegliava e diceva, ciao ciao, si
faceva tanta pipì addosso e diceva ciao ciao, ciao ciao, ciao ciao,
ciao ciao.
Il genio di colore azzurro passeggiava
volando dentro il cielo e le nuvole, dentro e fuori le case, sopra e
sotto terra. Un giorno, mentre passeggiava dentro una casa, si
accorse del bambino. E si fermò ad ascoltare i suoi discorsi. Ciao
ciao, ciao ciao!
E il genio allora rispose ciao ciao! E
il bambino ancora più forte, ciao ciao ciao!
E il genio rimase lì per tutto il
giorno, attorno al bambino, e fino a notte, vicino al letto del
bambino, e tutto il giorno dopo, e quello dopo ancora. Il genio si
divertiva un mondo, era tanto tempo che non rideva così, era davvero
tanto tempo che non parlava con qualcuno, era tanto tempo che non
diceva più ciao a nessuno. Era stato sempre solo, tra le nuvole e il
cielo, dentro e fuori le case, sopra e sotto terra!
Adesso si sentiva davvero felice!
Il genio allora pensò che avrebbe
potuto stare vicino al bambino fino a chè non sarebbe diventato
abbastanza grande, tanto grande da poter dire buon giorno buona sera
come và?
Il tempo passava, il bambino era
felice, il genio era felice, il bambino era felice perchè c'era il
genio, il genio era felice perchè c'era il bambino, e tutti e due
erano felici perchè potevano dire ciao in continuazione!
Poi arrivò un tempo diverso. Il tempo
di dire ciao, buon giorno e buona sera. Il tempo di dire, allora me
ne vado, pensava il genio.
Così una sera prima di dormire, il
genio si avvicinò al bambino e gli disse
“Io devo andare via”
Il bambino non voleva mica separarsi
dal genio, anzi, gli aveva detto, mi dimenticherò di tutte le parole
nuove che ho imparato e dirò soltanto ciao insieme a te!
Ma il genio era un genio saggio e
intelligente.
Così gli prese le manine e gli disse
“Potrai dire buon giorno e buna sera,
e ricordarti di dire ciao, potrai dire mi chiamo Luca, e ricordarti
di dire ciao, potrai dire mi piace questo libro lo voglio comprare, e
ricordarti di dire ciao,
potrai fare viaggi lunghi e corti, e
ricordarti di dire ciao, potrai scegliere i lavori più importanti, e
ricordarti di dire ciao, potrai diventare il bambino uomo più ricco
del mondo, e ricordarti di dire ciao, potrai incontrare una
principessa bellissima, e ricordarti di dire ciao, e potrai dire
tutte le parole nuove del mondo, sempre ricordandoti di dire ciao.
Ma se dici soltanto ciao, quante cose
belle, quanti altri geni interessanti, quante principesse, quanti
draghi da sconfiggere con la tua spada, quante cose non potrai fare?
Io sarò sempre vicino a te, dentro
dentro, vicino alla tua anima. Così se succede qualcosa basta che
dici ciao, ciao, e io sarò lì. Ciao ciao e io sarò lì.
Il bambino allora si distacco un
attimo, prese un bel respiro e gli disse
“Va bene Signor genio, ti do licenza
di andare, di correre di nuovo verso le tue nuvole e i tuoi cieli e
verso altri bambini. E poi, un'altra cosa ti volevo dire. Ciao!”
Il genio sorrise
Il bambino sorrise
Il geniò sparì
Il bambino prese i suoi giochi e
ricominciò a giocare. E sulla punta del naso del suo orsetto
preferito, scese una lacrimuccia. Il bambino la guardò un attimo e
poi sussurrò a sé stesso … ciao...ciao … e iniziò a sorridere.